Ecomuseo e turismo sostenibile

Che esistano attualmente due ‘vie’ per l’ecomuseo – quella ambientale e quella dello sviluppo comunitario – non dovrebbe spaventare. Le due vie non sono contraddittorie. La seconda coglie naturalmente l’obiettivo della prima, che a sua volta trarrebbe vantaggio dal prendere in maggiore considerazione la realtà comunitaria.
                                                                                                                                         Hugues de Varine

L’ecomuseo, secondo Hugues de Varine, è “un territorio, una popolazione, un patrimonio”, mentre Maggi lo definisce “ un patto con il quale una comunità si impegna a prendersi cura di un territorio”.
Quindi il territorio, nell’ambito dell’ecomuseo, diventa un luogo di identificazione, facilmente visibile e visitabile da parte di chi non vi risiede stabilmente. L’esperienza di visita non si effettua solamente mediante mostre temporanee o fisse nelle sale museali, ma si svolge attraverso precisi itinerari guidati che conducono il visitatore a leggere i segni presenti sul territorio.
L’Ecomuseo non è dunque uno spazio statico, ma una trama da arricchire e da ravvivare con presenze umane, che ne diventano protagoniste, in quanto non accolgono una memoria imposta dall’alto, ma la “rimotivano” di volta in volta interrogandosi sul senso da attribuire alle testimonianze del passato.
Le realtà ecomuseali possono essere veicolo di sviluppo per le comunità locali perché in grado di attivare quei settori ad esso strettamente connessi come quello della ricettività o le attività commerciali, anche in quei comuni e in quelle realtà territoriali apparentemente privi della tradizionale “vocazione” turistica.
Un territorio, dove la comunità cura la qualità dei servizi e della vita dei suoi abitanti, è più catalizzante e consente di “fare” economia più facilmente. In quest’ottica,
l’ecomuseo può svolgere la funzione di guida, di indirizzo e di stimolo verso i soggetti produttivi locali, poiché è in grado di mettere il visitatore di fronte a una lettura integrata di paesaggi umani e naturali, facendo sì che siano valorizzati tutti quegli aspetti di un’area che, visitati singolarmente, apparirebbero slegati e di poco interesse.                                                             Sviluppare e coordinare il sistema ecomuseale può favorire inoltre processi di delocalizzazione e destagionalizzazione turistica con ripercussioni dirette nel settore dell’ospitalità, della ristorazione, delle produzioni artigianali artistiche e dell’enogastronomia del territorio locale.
Lo sviluppo di un turismo responsabile nasce dal rispetto della vocazione di un territorio e dal soddisfacimento dei bisogni delle popolazioni locali; poggia le basi sulla cultura dell’ambiente e ne sa cogliere gli elementi di continuità con il futuro. Se tutto ciò si traduce in un rilancio economico e sociale di un luogo e nell’aumento della sua capacità competitiva, si può allora porre l’attenzione sul rapporto tra progetti ecomuseali e turismo, uno degli strumenti che l’ecomuseo utilizza per il raggiungimento dei suoi obiettivi.
L’ecomuseo potrebbe proporsi come mezzo per legare gli elementi di forte attrazione, magari già sfruttati a fini turistici (beni culturali o ambientali di rilievo, prodotti enogastronomici, eventi di richiamo) e connetterli con le componenti culturali del territorio talvolta trascurate ma imprescindibili. Potrebbe altresì farsi portavoce di un approccio “prudente” al turismo, che sappia essere come contributo alla crescita sociale ed economica di un’area.
E’ proprio l’atteggiamento di rispetto per il territorio promosso dagli Ecomusei che si collega strettamente al concetto di turismo sostenibile, cioè che soddisfa i bisogni dei turisti e delle regioni ospitanti e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro. Tutte le risorse dovrebbero essere gestite in modo tale che le esigenze economiche, sociali ed estetiche possano essere soddisfatte mantenendo l’integrità culturale, i processi ecologici essenziali,la diversità  e i sistemi biologici.                                                                                                                          In altre parole il turismo sostenibile, cosiddetto di ‘filiera corta’, comprende tutte quelle modalità di sviluppo turistico che rispettino l’integrità dell’ecosistema in un’ottica di lungo periodo (sostenibilità ambientale) e siano socialmente eque (sostenibilità sociale) ed economicamente efficienti, mediante la conservazione e la tutela delle risorse naturali e culturali (sostenibilità economica).
I principi fondamentali del turismo sostenibile sono: a) preservare le risorse e creare possibilità di sviluppo per le generazioni future; b) proteggere le zone vulnerabili da ogni tipo di sfruttamento; c)  definire i limiti di carico: pianificare progettualità con un prelimenare inventario delle risorse naturali e culturali – le prorità d’uso del territorio come i limiti biofisici, economici ed ambientali – che identifichino le aree di sviluppo e quelle da salvaguardare.
La creazione di un sistema ecomuseale risulta quindi essere rilevante soprattutto per la comunità locale in cui è collocato, dal momento che ne consegue un potenziale
miglioramento dell’offerta turistica e culturale.                                                                                  L’ecomuseo potrebbe infine costituire il nodo centrale di un sistema culturale integrato, cioè una rete interorganizzativa concentrata in una specifica area territoriale, avente come nodo centrale la stessa azienda culturale di riferimento e come nodi periferici gli attori economici che operano in settori sussidiari (ambito istituzionale, commerciale, manifatturiero, turistico).

Gilda Ferrara