Perché l’Ecomuseo

Nel 1860 Baudelaire sosteneva che ‘le città cambiano più velocemente del cuore di un uomo’, perché nel presente tutto è mutevole e si trasforma con maggiore celerità rispetto alla capacità di adattamento dell’individuo stesso. La modernità disorienta l’individuo, che appartiene ad una pluralità di ambienti comunitari e di contesti collettivi. Ciò provoca ricorrenti fratture nella memoria sociale, implicando al contempo un forte richiamo alla responsabilità del singolo nei confronti del passato storico a livello individuale, nazionale, complessivo. È proprio nell’era della globalizzazione che occorre preservare il rispetto e la valorizzazione delle diversità soggettive, culturali, interetniche, come elementi vitali e imprescindibili dell’insieme.

Campania Felix, Terra Laboris, la nostra regione è stato uno dei centri culturali più importanti della Magna Græcia e dell’Impero Romano: patria di Bizantini, Angioini, Aragonesi, polo culturale, artistico ed economico del Regno Borbonico. All’Unità d’Italia è seguito un gravissimo declino che ha ridotto la nostra terra a facile preda di speculatori e malfattori, trasformandola in un malsano covo di illegalità. Fra le cause di ciò, legate a fattori socio-culturali, prevale l’aver smarrito e dimenticato il capitale accumulato dalle generazioni precedenti: il capitale della memoria.

Perdere la memoria è un po’ come ritrovarsi immersi nella nebbia in un luogo sconosciuto: si distinguono a malapena i contorni di ciò che ci circonda e ci si muove con grande incertezza. Quello che si manifesta davanti ai nostri occhi, viene interpretato in modo approssimativo: chi vive come immerso nella nebbia non si accorge che la fisionomia del proprio paese sta cambiando. Ogni interevento, volontario o meno, ha degli effetti sull’ambiente più complicati e imprevedibili; se diventiamo consapevoli dell’esistenza di questi effetti, non possiamo non tenerne conto. Ogni pietra, ogni albero, tutto ciò che ci circonda porta con sé un bagaglio di memoria del territorio: bisognerebbe, però, imparare a fermarsi e ad osservare di più e meglio, senza dimenticarsi degli uomini, la nostra memoria, che portano dentro di sé le testimonianze di una vita vissuta, di un mondo e di una generazione che è il nostro capitale più prezioso.

Il Decreto Galasso (1985) riabilita il concetto di paesaggio e supera la concezione crociana, estetizzante e soggettiva, del bene culturale, ponendo un vincolo di tutela esteso a tutte le componenti ambientali e considerando il territorio come integrazione dell’ambiente archeologico, architettonico, storico e artistico. Infatti oggi l’ambiente è considerato il bene culturale per antonomasia, perché si tratta di bene a valore collettivo, dato dal susseguirsi e dal relazionarsi di paesaggi antropici, che tutti sono in grado di modificare e migliorare, prevenendone la rovina.

Ecco spiegata la scelta dell’Ecomuseo come proposta didattica e di educazione ambientale interdisciplinare. Educare ad una progettazione del futuro e insegnare a tutelare le proprie origini è per le scuole un interessantissimo e importante campo di sperimentazione educativa, perché contribuisce alla formazione del sentimento d’identità della popolazione.

Un museo è spazialmente definito e di musei ne esistono tanti, ma questo nuovo modello d’offerta culturale, che ha fra i suoi obiettivi la valorizzazione delle diversità della nostra società e permette di sviluppare le risorse ambientali e storico-etnografiche del nostro territorio, è il tramite tra passato e presente, ma quando in mostra deve andare un paesaggio, quando le opere sono difficilmente museabili come una cascina o una rete di canali, l’idea di museo come spazio chiuso è messa in discussione. Ecco un ecomuseo! Nessuna collezione, solo patrimonio: saperi e panorami, fiumi e tradizioni, architetture e vallate.

            Tutto sta nel trasformare il museo da ‘salotto delle Muse’ ad Agorà, luogo pubblico per eccellenza, spunto di aggregazione della collettività.(Drugman)

I musei non devono limitarsi a raccontare la storia degli oggetti che conservano, ma devono parlare anche di uomini e idee, perciò l’Ecomuseo si inquadra nell’ambito dei modelli sperimentali della Nuova Museologia, la cui innovazione sta nella logica del progetto, nella territorialità del campo d’interevento e nella partecipazione attiva della popolazione.

Esso tende a valorizzare particolari itinerari culturali e ambientali mediante la tutela dell’ecosistema e grazie a una relazione mirata di testimonianze monumentali ad esso connesse (centri storici, edifici civili e religiosi, miniere, opifici, mulini, ecc…) secondo una struttura agile, flessibile ed ampliabile nel tempo, che si offre anche come uno strumento efficace di promozione turistica e di rilancio spontaneo dello sviluppo.

Insomma l’Ecomuseo è un modo equilibrato per conservare e interpretare il paesaggio e l’ambiente, frutto dell’intrecciarsi della vita naturale e delle vicende umane, in cui riscoprire le proprie origini e la propria storia.

In questo contesto culturale e sociale risulta insostituibile il contributo e il ruolo militante e partecipativo della scuola, in grado di sensibilizzare, educare e preparare al futuro, aiutando la formazione di nuove coscienze, volte al miglioramento della qualità della vita in questa nostra complessa società postindustriale.

Tale obiettivo può essere raggiunto solo tramite la conoscenza consapevole, perché è attraverso essa che si giunge alla formazione della coscienza. In tal modo ci si potrà avvicinare ad un modello di cambiamento e trasformazione continui del paesaggio evitando gli scempi già irrimediabilmente perpetuati. Tale consapevolezza si fonda sull’esperienza diretta, la scoperta e il contatto con l’ambiente, attraverso una metodologia che contempla l’osservazione, la manipolazione, la sperimentazione, il dubbio e il diritto all’errore, che incoraggia il senso critico e valorizza l’esperienza svolta.

Il risultato dell’intervento formativo proposto è quello di aver fatto conoscere ai partecipanti al Concorso d’Idee “L’Ecomuseo. Il futuro della memoria”il progetto culturale dell’ecomuseologia attraverso l’apprendimento delle competenze necessarie a riconoscere ed interpretare i valori del territorio, per contestualizzarli in scenari ecomuseali in grado di rispondere ai bisogni della comunità locale.

Le lezioni a carattere teorico, tenute da formatori specializzati nel settore, hanno consentito agli insegnanti che hanno aderito al progetto di comprendere i principi e gli strumenti proposti dalla nuova museologia, mentre le ‘uscite didattiche’, le visite delle classi sul territorio, hanno permesso agli alunni di conoscere le modalità partecipate con cui una comunità si prende cura del proprio patrimonio, acquisendo ulteriori abilità attraverso l’osservazione, la raccolta e l’analisi delle fonti dirette e impostando la visita sull’intero ecosistema analizzato in senso storico, sociale, culturale, ambientale e produttivo.

Il lavoro didattico ha riguardato la sinergia tra valori del territorio e patrimonio ambientale, facendo conoscere i principi della nuova museologia e le competenze necessarie all’individuazione di un percorso ecomuseale ed alla costruzione delle “Mappe di comunità”- tecniche per l’interpretazione dei valori del territorio – nonché i metodi e gli strumenti con cui una comunità locale può prendersi cura delle proprie risorse culturali ed ambientali.

Il coinvolgimento di alunni ed insegnanti attraverso la richiesta di effettuare ricerche autonome ed elaborare testi, disegni e materiale, ha permesso, non solo di creare un legame di conoscenza fra tutti gli attori coinvolti, ma di stimolare la consapevolezza e l’affezione del territorio anche grazie ad un rapporto equilibrato tra momenti in aula e contesti esterni, non limitato ad una semplice analisi dello stato di fatto, stimolando l’interesse degli alunni coinvolti ad osservare con attenzione, spirito critico e con un approccio più ragionato e consapevole.

I risultati della verifica finale hanno evidenziato un buon livello di comprensione ed apprendimento delle metodologie e degli strumenti per l’individuazione di un percorso ecomuseale e per la valorizzazione del patrimonio locale. Per cui possiamo affermare che ogni partecipante al corso-concorso, divenendo più ‘consapevole’ del valore dei beni culturali ed ambientali, in grado di leggere le potenzialità ecomuseali di un territorio abbia accresciuto il suo ruolo di cittadino attivo.

L’istruzione rappresenta, dunque, una condizione fondamentale per promuovere cambiamenti sotto il profilo comportamentale e dotare tutti i cittadini delle competenze essenziali necessarie per conseguire uno sviluppo sostenibile.

Sta alla scuola far comprendere le potenzialità offerte dall’Ecomuseo per la tutela e la valorizzazione delle risorse del territorio, perché tramite il lavoro di giovani e giovanissimi, spesso è più forte, nella collaborazione, anche il coinvolgimento dei genitori, dei nonni e delle ‘memorie storiche’ di un luogo. Percorrendo insieme – con una finalità comune – il territorio, lo spazio e gli elementi che lo compongono diventano fattori educativi che determinano la crescita collettiva.

La Campania, a tutt’oggi, è rimasta una delle poche regioni italiane a non avere una legislazione in merito agli ecomusei. Spero che il nostro lavoro e l’impegno delle scuole che parteciperanno al progetto, sensibilizzino le Amministrazioni locali e che, soprattutto grazie all’interesse delle Istituzioni, si prospetti per la nostra ‘maltrattata’ regione un’opportuna possibilità di rinascita ambientale, culturale e sociale.

Il Servizio educativo della Soprintendenza non può ‘creare’ ecomusei ma l’individuazione di percorsi ecomuseali, tema del nostro Concorso di idee, può dare lo spunto agli amministratori locali per mettere in pratica ciò che studenti, docenti e cittadini hanno teorizzato lavorando attivamente alla proposta del progetto. Insomma concepire l’Ecomuseo, a livello educativo, come motore di tutela, conservazione e creatività di un territorio.

Non rinunciamo alle nostre identità culturali, alle radici che ci caratterizzano come esseri socialmente diversi gli uni dagli altri: è importante conservare la propria individualità sociale e territoriale! Solo così il mondo che ci ospita può progredire senza il rischio di ridurci come un ‘gregge’ che insegue senza volontà il miraggio del ‘progresso.

Emilia Ruggiero

Pubblicazione Ecomuseo – 1° Ed.