Ecomuseo a Napoli

«Afferrare quell’invisibilità,

quell’invisibile del troppo visibile,

quella lontananza di ciò che è troppo vicino,

quella familiarità sconosciuta

è per me l’operazione importante»[ref]

  1. Foucault, Il bel rischio, Conversazione con Claude Bonnefoy, Napoli 2013, p. 55[/ref]

 

Il concorso di Idee L’ecomuseo: il futuro della memoria nella edizione del 2013/14 ha dato ai giovani la possibilità di partecipare ad un programma istruttivo in grado di aprire nuovi canali di comunicazione attraverso i quali far emergere ed esprimere emozioni e sentimenti, generare processi di partecipazione volti a sviluppare pratiche spontanee di autoprogettazione, adattate e utilizzate in contesti diversi, dove il contesto è stato talvolta determinante per definire il tipo di intervento e i contenuti.
Gli alunni sono stati stimolati a investigare e interrogarsi, a riscoprire il proprio territorio, attraverso i documenti – oggetti, racconti, foto – e le ‘narrazioni’ di quelli che hanno vissuto e di quelli che ancora risiedono nella città o nei piccoli centri della regione, indirizzando l’interesse per il passato non al vano tentativo di cercare di farlo rivivere facendo “un salto melanconico nella perdita e nel declino”, quanto piuttosto di orientarlo verso la gioiosa apertura di possibilità nuove.
La vicinanza e la collaborazione tra istituzioni, che credono che la diffusione della cultura incida positivamente sulla vita dei singoli e sulla società, ha favorito il dialogo culturale tra i giovani della nostra regione, sia di coloro che abitano nei piccoli centri sia di quelli che vivono la complessa realtà urbana della metropoli, e li ha invitati non solo a riconsiderare il territorio come valore d’uso ma – attraverso la riflessione sui tradizionali legami familiari e con i territori d’origine, troppo spesso sostituiti dai territori ‘smaterializzati’ dei nuovi modelli da emulare – a mettere in campo una nuova consapevolezza, capace di affrontare il problema delle esistenze e dell’ambiente sia nella logica del circuito della produzione-mercificazione-consumo sia nell’espressione di un sapere in grado di liberare immaginazione e desiderio.
L’attività è stata orientata a far emergere la creatività locale, avendo attenzione alla crescita della tradizione, per far apparire quel qualcosa che caratterizza la vita del quartiere, della comunità, quelle attività che la società talvolta tende a declassare ma che possono funzionare in maniera positiva all’interno di una cultura. Il tempo, l’esperienza del luogo e l’intensità con cui questa esperienza è stata vissuta ha spronato i giovani a tentare di «afferrare quell’invisibilità, quell’invisibile del troppo visibile, quella lontananza di ciò che è troppo vicino» e a nutrire nuove idee per curare il paesaggio.
Il coinvolgimento attivo dell’alunno, grazie anche al buon lavoro svolto dai docenti, ha portato alla costituzione di una rete di scambio di informazioni ed esperienze, fondata sull’ascolto, sul dialogo e la collaborazione, volta a valorizzare l’esperienza concreta e a creare relazioni; ha spinto i giovani a confrontarsi con le differenti alterità territoriali, a volgere maggiore attenzione alle tematiche connesse al miglioramento ambientale, culturale, sociale, a provare ad identificare la copresenza di modelli storici che talvolta comprendono declinazioni del tutto inedite.
La riscoperta del patrimonio materiale e immateriale del proprio territorio è servita sia a far avvicinare i giovani ai “luoghi dell’arte” sia a ridare visibilità ai nostri musei. Inoltre, attraverso il confronto degli alunni con le figure che sono quotidianamente impegnate nelle istituzioni, si è riusciti a proporre e a realizzare “percorsi conoscitivi ordinati”, frutto di un lavoro tecnico-scientifico; ad attivare itinerari che aprono a quei saperi che favoriscono le potenzialità dello scambio che si nasconde nelle cose e ad individuare nuove soglie, al fine di «pensare ai limiti non come frontiere, ma come orizzonti da esplorare».

Gennaro D’Antò

        Polo Museale della Campania