Esercizi di osservazione

La macchina fotografica può rivelare i segreti che l’occhio nudo o la mente non colgono, sparisce tutto tranne quello che viene messo a fuoco con l’obiettivo.La fotografia è unesercizio d’osservazione.[Isabel Allende]

 

 

 

Un buon fotografo è potenzialmente anche un bravo scrittore. Il termine fotografia, che deriva dal greco φῶς, -φωτός, luce e γραϕία, scrittura, significa “scrivere con la luce”. Il fotografo è dunque colui che sa scrivere, ma non nel modo tradizionale facendo scorrere una penna su un foglio bianco, oppure con i moderni metodi tecnologici; per “scrivere” si serve di un elemento naturale, la luce che, catturata dalla macchina fotografica, produce immagini che esprimono e trasmettono le sue sensazioni, facendo così proprio quello che da sempre, romanzieri, poeti, scrittori hanno fatto con le parole. L’immagine si sostituisce dunque alle parole!

L’artista esprime sé stesso e le proprie emozioni anche attraverso le immagini prodotte con la pittura o la scultura. Non a caso la fotografia è, proprio come queste ultime, una forma d’arte, capace di riprodurre la realtà o addirittura modificarla. A partire dal XIX secolo, scattare fotografie divenne l’ambizione di molti artisti che fecero della macchina lo strumento principale del prodotto finale, proprio come fino ad allora erano stati il pennello e lo scalpello. Senza alcun dubbio le primissime macchine fotografiche non possono essere paragonate alle moderne attrezzature, così come le immagini che esse riproducevano: prima, in bianco e nero e impresse su pellicole o rullini, oggi, di colori brillanti, catturate e archiviate su sistemi digitali. Tuttavia, ciò che resta invariato è il fine ultimo della fotografia che permette, mediante un semplice click, di bloccare il tempo e di riprodurre l’immagine di ciò che gli occhi vedono e che spesso distratti non osservano.

La sezione EcoClick Art del Concorso di idee L’Ecomuseo. Il futuro della memoria nasce proprio dall’idea di sensibilizzare all’osservazione le nuove generazioni. Scattare una fotografia e confrontarla con stampe o foto del passato permette infatti di conoscere la storia dei luoghi, dei monumenti, dei paesaggi naturali che caratterizzano il nostro territorio e riconoscerne, così, l’evoluzione o l’involuzione. Ne deriva una sensibile ricerca degli effetti del passaggio del tempo e spesso anche dell’intervento dell’uomo.

Il processo di antropizzazione del territorio infatti, insieme all’industrializzazione, ha determinato e continua a determinare significative trasformazioni paesaggistiche. Tali trasformazioni sono certamente un vivo ricordo nella memoria delle generazioni precedenti che, con i loro occhi hanno assistito ad un lento, o spesso rapido, mutamento del territorio: strade sterrate occupano vecchi viali di campagna; trasmettitori mastodontici hanno preso il posto di alberi secolari; monwnenti storici sono stati affiancati da costruzioni a volte abusive.

Tuttavia non bisogna incorrere nell errore di considerare la trasformazione paesaggistica come un effetto negativo del tempo. Oggi si necessita di strade per sposrarsi da un luogo all’altro, così come di ripetitori o di abitazioni, vista l’enorme crescita demografica. Eppure, non si possono dimenticare le origini. Individuare il cambiamento equivale a conoscere la storia e dunque a preservarla. A tal fine la fotografia e un utile supporto e soprattutto permette di tramandare con facilità la memoria alle generazioni del futuro. Le scuole che hanno aderito a questa sezione di Concorso hanno elaborato un vero e proprio archivio fotografico senza tempo che ha permesso di riconoscere le trasformazioni di un sito, di un monumento, di un centro abitato, di un paesaggio naturale, mediante il confronto con vecchi scatti o cartoline. L’obiettivo è stato quello di infondere nell’animo dei partecipanti non soltanto conoscenza storica ma anche coscienza. Scattando fotografie infatti, essi si sono appropriati dei soggetti ritratti, riconoscendone i tanti mutamenti, punto di partenza per poter poi, mediante la ricerca e lo studio, approfondirne la storia. Del resto, come affermava la scrittrice e intellettuale statunitense Susan Sontag, “Fotografare significa appropriarsi della cosa che si fotografa, per stabilire con il mondo una relazione particolare che da una sensazione di conoscenza, e quindi di potere”.

Ad oggi, non sappiamo se i giovani partecipanti siano stati capaci e attenti ricercatori delle testimonianze del passato o se diventeranno mai dei bravi fotografi, ma speriamo che prender pane al progetto sia stato per loro realmente da stimolo a diventare dei buoni osservatori della realta e non disrratti cittadini che si lirnitano solo a guardare. Siamo invece certi di esser riusciti anche solo per un istante, l’istante di un click … , a renderli parte attiva del loro territorio, contribuendo con nuovi scatti e con la raccolta di quelli antichi a ricostruirne la storia e a far rivivere un pò del passato nel presente.

V. Pennini

Pubblicazione Ecomuseo – 3° Ed.