“Ecomuseo” in progress

Il team di professionisti esterni – Aldo Colucciello, Vito Ganga, Daniele Napolitano, Veronica Pennini – che hanno collaborato assiduamente alla realizzazione delle otto edizioni del Concorso di Idee “L’Ecomuseo. Il futuro della memoria”, e che ringrazio per la costante disponibilità e professionalità, si è avvalso della teoria ecomuseale, mettendo a disposizione la propria esperienza per stimolare i partecipanti ad approfondire le proprie origini tramite modalità facilmente adattabili ad ogni realtà e sensibilità personale. Il loro prezioso contributo – volontario e gratuito – ha riguardato tutte le fasi del progetto: dagli incontri formativi con i docenti, che a loro  volta  hanno  guidato  gli  studenti  verso  questo   nuovo   sistema   di approccio   ai   saperi caratterizzato  dalle  sezioni  di   Concorso,   fino alle giornate conclusive, con l’esposizione e la presentazione degli elaborati dei partecipanti.  Grazie alla sinergica interazione con i referenti dei Servizi educativi della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Salerno e Avellino (ex SBAPSAE), Anna De Martino, e dell’ex Polo Museale della Campania, Gennaro D’Antò, dall’edizione 2013/14 il Concorso, rivolto alle scuole di tutte le province campane, per alcuni anni ha coperto quasi completamente il territorio regionale.

E  grazie  anche  alla  passione  per  il  web  dell’ industrioso   e   storico   collaboratore   del Servizio Educativo, Alessandro Orlando, siamo riusciti ad attivare il sito intitolato Ecomuseo della memoria: all’URL seguente sarà possibile prendere visione di tutto materiale realizzato da studenti e Associazioni che hanno partecipato alle otto edizioni del contest. www.ecomuseodellamemoria. altervista.org

Fra le innumerevoli partecipazioni merita una menzione speciale l’esperienza portata avanti nell’ultimo biennio con l’Associazione ‘Icaro’ di Santa Maria Capua Vetere (Ce), che accoglie persone con disagio mentale. Con il coordinamento di Carmela Pacelli e Maria Grazia Gargiulo del Servizio di Ateneo per le attività di studenti con disabilità e DSA (SAAD) dell’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, per l’accessibilità  e la fruizione del patrimonio culturale da parte di utenti in situazione    di svantaggio socio-culturale, è stata data  la possibilità  ad  alcuni di loro di approfondire la conoscenza dei luoghi in cui sono  ospitati presso  case  famiglia  o  centri  di  accoglienza:  esperienza,  questa,   che  ha  offerto  eccellenti  occasioni   di  arricchimento   reciproco.  Un simile percorso di integrazione, nelle ultime edizioni, è stato proposto ai giovani migranti provenienti da molti paesi extracomunitari, iscritti al CPIA Centro Provinciale Istruzione Adulti di Caserta,  che  ci  hanno   mostrato   toccanti immagini   dei   propri   luoghi   di origine.

Nel recente triennio, in via sperimentale e con un po’ di audacia, abbiamo accolto nei nostri Uffici centinaia di studenti per il progetto  nazionale  Alternanza  Scuola  e  Lavoro  –  L107/15,  dando  loro  una duplice opportunità di apprendimento: oltre all’acquisizione delle competenze con cui la Soprintendenza si prende cura del patrimonio casertano e beneventano, abbiamo fornito loro gli  strumenti per approfondire la conoscenza dei propri territori di provenienza, sollecitando quel bisogno    di appartenenza che a volte si nasconde dietro falsi miti di modernità e ottenendo dei risultati apprezzabili e molto significativi soprattutto da parte di Istituti scolastici provenienti da realtà territoriali svantaggiate.

Il  nostro  impegno,  già  apprezzato  nel  corso delle prime edizioni dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale MiBAC è stato sostenuto anche dalla Direzione Generale Educazione  e Ricerca e dal Centro per i Servizi educativi del museo e   del Territorio del Mibact, che ha suggerito ai Servizi educativi degli Istituti periferici e dei Musei del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di riproporre questo format nelle proprie aree territoriali di competenza, grazie alla sua adattabilità e facilità d’esecuzione.

La “Mappa di comunità” è stato il primo strumento individuato,  quello  fondamentale  per interpretare i valori del territorio e imparare a prendersi cura delle proprie risorse: rappresentazione  grafica,  ma anche archivio permanente e facilmente aggiornabile  di un luogo, che evidenzia come una comunità percepisca e intenda tramandare alle generazioni future      il proprio patrimonio materiale e immateriale: creazione collettiva che racconta non tanto la geografia di  un territorio, quanto gli elementi identitari della comunità che lo abita, della sua storia passata e presente, dove trovano spazio racconti e testimonianze, memorie e desideri, timori e speranze. Essenziale è stata l’individuazione di un percorso rappresentativo delle singolarità del paese. Per  identificarle si è partiti   dalla  distribuzione  di  un questionario utilizzato  dai  ragazzi  per  ‘intervistare  ’  i  familiari,  gli  anziani, i vicini  di  casa,  i  conoscenti, insomma  le  memorie  storiche  con  domande  come:  “Quali  cose  hanno più valore per te nella località in cui vivi? Quali sono i luoghi in cui preferisci trascorrere il tuo tempo? Conosci storie o leggende particolari su questi posti? Il tuo paese è ricordato per mestieri particolari? C’erano o ci sono ancora dei prodotti artigianali o gastronomici tipici, usanze, personaggi che hanno segnato nel male o nel bene la storia del tuo paese? ecc…”

Dalla selezione delle risposte ha preso il via un lavoro di ricerca più approfondito che ha portato, con la  massima  libertà  di  espressione,  alla  produzione  della  Mappa  di  comunità, attraverso  la raccolta delle informazioni, lo studio, le uscite sul territorio, gli incontri con la Comunità e con gli Enti locali, insomma  tutto  ciò  che,   creando  un  legame  di  conoscenza  fra  gli  attori  coinvolti,  ha  stimolato      la  consapevolezza  avvalendosi  di  un  rapporto  equilibrato  fra  momenti  in  aula  e  contesti  esterni.

In questi anni abbiamo ricevuto decine e decine di Mappe e tutte hanno rappresentato il ‘racconto’ dei luoghi di provenienza, evidenziando un ottimo livello di comprensione ed apprendimento della metodologia proposta: mappe con suggestive foto in bianco e nero dei vecchi mestieri o dei personaggi più famosi del paese; mappe con tante finestre pop up quante sono le ricette tipiche del borgo da cui provengono; c’è stata la mappa che ha proposto la ‘toponomastica della memoria’: nomi antichi usati ancora oggi per indicare strade storiche; e poi mappe con percorsi storici, architettonici, enogastronomici; con le chiese, i campanili, le piazze, le produzioni artigianali e le tradizioni, quasi sempre arricchite con immagini disegnate a mano, ritagliate e incollate su fogli bristol dai più piccoli, a volte stampate su forex, o proposte in versione interattiva.

Con la sezione EcoClick abbiamo invitato gli appassionati di fotografia digitale a recuperare vecchie foto dei luoghi da porre a confronto con scatti più attuali, per sensibilizzare i giovani alla denuncia di quello   che quasi sempre le immagini più recenti mettono in risalto: la trasformazione spesso inappropriata e rovinosa degli spazi. La più recente introduzione di modalità narrative quali lo storytelling, il reportage fotografico, l’hurban sketching  hanno ricevuto notevoli consensi, incentivando la creazione di lavori molto suggestivi.

Non sono mancati gli esercizi di osservazione. Con la sezione Patrimoni da osservare è stato chiesto ai partecipanti, spesso distratti dal mondo tecnologico, di compilare schede catalografiche semplificate perché si abituassero ad una più attenta osservazione dei beni materiali ed immateriali appartenenti alla propria comunità e perciò condivisibili e utilizzabili da tutti, conservandone, oltre al ricordo, anche lo statotangibile. Tale processo ha comportato la presa di coscienza del valore del patrimonio, di cui i più giovani sono portatori, e della responsabilità nella gestione e nella valorizzazione di tali risorse al servizio di un prossimo sviluppo sostenibile, considerando l’inventario partecipato come un ‘terriccio evolutivo’ di qualsiasi politica del patrimonio.

Chi, invece, ha preferito utilizzare il linguaggio cinedocumentario, con EcoVisual ha realizzato cortometraggi sul territorio, con particolare attenzione ai temi della memoria. I corti più significativi sono stati ospitati annualmente dal Festival Internazionale Etnografico “Intimalente”, organizzato dall’Associazione Culturale B.R.I.O.

In alcune edizioni passate, il Concorso ha coinvolto anche chi ha maggior familiarità con le parole nel Laboratorio di Ecopoesia e di Scrittura ecomuseale. Maria Carmela Masi e Marianna Merolle hanno proposto sfide in versi, e non solo, sulle emozioni evocative che la vita trascorsa, le tradizioni locali, la natura hanno impresso nella nostra mente, con l’idea di raccogliere, oltre i sentimenti, un panorama umano e ambientale fatto di quelle relazioni che costituiscono la base culturale e identitaria di un popolo.

Tantissimi lavori interessanti: centinaia di mappe, schede catalografiche facilitate, filmati, foto, poesie e racconti che di sicuro lasceranno un segno positivo nella formazione e nella crescita dei giovani che li hanno realizzati. Ma da solo questo impegno non basterà, se le conoscenze acquisite e i buoni propositi non diventeranno riferimento per un governo consapevole da parte degli Enti territoriali, che dovrebbero prendere suggerimento dalle idee di salvaguardia e valorizzazione indicate dall’intera comunità, così come teorizza Hugues de Varine, grazie al cui incessante lavoro di divulgazione tantissimi Ecomusei sono sorti in tutto il mondo.

Proprio la partecipazione di Hugues de Varine alla presentazione della pubblicazione realizzata in occasione della 1a edizione del Concorso, nel 2012 presso il Teatro di Corte della Reggia di Caserta, che ringrazio per il suo costante apprezzamento mostrato per il nostro progetto, è stato un grande stimolo a proseguire il percorso educativo intrapreso, integrato negli anni con nuove sezioni di Concorso che hanno introdotto l’utilizzo di differenti tecniche di rappresentazione del patrimonio in formato digitale, modalità accattivanti e alla portata di tutti, consentendo a chiunque di partecipare con realizzazioni a costo zero.

Un doveroso ringraziamento va a tutti coloro che hanno contribuito, negli anni, all’attenta realizzazione  del progetto, oltre che alle Associazioni culturali e a tutti i Docenti e Dirigenti Scolastici che hanno creduto in questa idea e che hanno impegnato il proprio preziosissimo tempo nelle attività necessarie a guidare i loro ragazzi nei percorsi di conoscenza proposti e senza la cui scelta partecipativa la nostra ‘avventura’ non avrebbe avuto il meritato successo.

 

Emilia Ruggiero