Da Campania Felix a Terra dei Fuochi
Dal Rapporto Ecomafie 2003 di Legambiente, e qualche anno dopo con Gomorra di Roberto Saviano, è emerso, all’inizio del nuovo millennio, uno dei periodi più bui nella storia civile e sociale della Campania. La denuncia del disastro ambientale perpetrato fra le province di Caserta e Napoli ha svelato a tutti l’accordo e la connivenza fra criminalità organizzata e politica, che per decenni ha permesso a gente senza scrupoli di occultare quantità esagerate di rifiuti tossici e di ogni genere, rendendo irrecuperabile e altamente malsana questa area, etichettata con un brend ormai evocativo di una catastrofe immensa: la “Terra dei Fuochi”.
La Campania Felix, uno dei centri culturali più importanti della Magna Grecia e dell’Impero Romano – patria per Bizantini, Angioini, Aragonesi, polo culturale, artistico ed economico del Regno Borbonico – dopo l’unità d’Italia subì un gravissimo declino che la ridusse a facile preda di speculatori e malfattori, trasformandola in un malsano covo di illegalità. Un secolo dopo, l’irresponsabile gestione delle risorse, un’inesistente pianificazione territoriale, il disastroso utilizzo dei luoghi senza vantaggi per la comunità, il depauperamento del patrimonio delle biodiversità hanno portato all’annientamento di tanta storia.
Com’è potuto capitare? Il potere senza più regole, l’assenza di controlli da parte delle istituzioni spesso impegnate in… altro, le liberalizzazioni sono stati determinanti, così come l’aver smarrito e dimenticato il “capitale della memoria” accumulato dalle generazioni precedenti. Perderlo è stato un po’ come ritrovarsi immersi nella nebbia in un luogo in cui si distinguono a malapena i contorni: da qui a non accorgersi che la fisionomia del proprio paese stesse cambiando, con tutto quello che ne è conseguito, il passo è stato breve.
Il Decreto Galasso nel 1985 – ponendo il vincolo di tutela a tutte le componenti ambientali, archeologiche, architettoniche, storiche e artistiche – ha riabilitato il concetto di paesaggio, superando la concezione crociana estetizzante e soggettiva del bene culturale e considerando il territorio un bene a valore collettivo: un susseguirsi di paesaggi antropici che tutti possono e devono migliorare per preservarlo dalla rovina.
E se la rovina è già avvenuta? Nell’attuale società, in cui impera la cultura capitalistica dell’omolo- gazione, l’Istruzione rap- presenta la condizione fondamentale per promuovere cambiamenti comportamentali e per dotare i ‘futuri-cittadini’ di competenze essenziali necessarie a proseguire uno sviluppo sostenibile.
L’unica speranza per porre rimedio agli errori che la scarsa coscienza civile non ha saputo impedire, è far crescere nei giovani – aiutandoli a progettare il proprio futuro – la percezione, l’orgoglio e il desiderio di appartenere ad un luogo e alla sua storia, in quanto detentori di un patrimonio unico ed irripetibile. Il Servizio educativo della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento (ex SBAPSAE ed ex SBEAP) – alla ricerca di un approccio educativo che desse a tutti la possibilità di raccontare i luoghi e le origini della propria comunità con osservazioni, sensazioni, ricordi ed emozioni – nel 2011 ha individuato con il Concorso d’Idee “L’Ecomuseo. Il futuro della memoria”, una modalità facilmente ‘esportabile’ per incoraggiare studenti, Associazioni culturali o anche ‘semplici’ Cittadini a dedicare maggiore attenzione a ciò che li circonda, con lo scopo di ricreare coscienze collettive utili e necessarie al rispetto, alla tutela e alla riqualificazione del proprio ambiente.
L’ideologia ecomuseale, da cui ha preso spunto il Contest proposto agli Istituti d’Istruzione territoriali di ogni ordine e grado, in collaborazione con gli Uffici Scolastici Provinciali di Caserta e Benevento, è una metodologia di tutela e valorizzazione non più legata al classico museo come spazio fisico in cui conservare collezioni storiche, ma è il territorio stesso che pone al centro dell’attenzione i valori ambientali e culturali del patrimonio presente negli spazi delle comunità locali.
Altra peculiarità di questa metodica – teorizzata negli anni sessanta del ‘900 dai due protagonisti della Nouovelle Muséologie, i francesi Hugues de Varine, direttore ICOM dal 1965 al 1976, e il museologo Henri Rivière – è la collaborazione attiva e fattiva dell’intera comunità. Enti, Scuole, Istituzioni, Cittadini devono incontrarsi e confrontarsi, in questa società ormai destinata alla globalizzazione, per stabilire insieme come recuperare il proprio territorio e la propria cultura, proiettandosi verso il futuro, ma senza dimenticare le origini.
Lo scopo è quello di strutturare un percorso di riqualificazione territoriale dal quale far scaturire un rilancio economico e sociale, attraverso un turismo sostenibile e responsabile, attraendo il pubblico con le particolarità che caratterizzano ogni singola realtà locale, facendone scoprire il patrimonio materiale e immateriale che la contraddistingue dalle altre, rendendola unica. In Italia, a partire dal Piemontee dal Trentino, numerose Regioni hanno permesso a tante realtà locali di regolamentare la realizzazione degli ecomusei, legiferando in merito.
Invece, la Regione Campania, nonostante la sua storia e una ricchezza naturale così straordinaria da salvaguardare e riscattare, non ha mai preso in considerazione la valorizzazione ecomuseale, lasciando che disinteresse, malversazione e connivenza restassero a guardia del patrimonio campano. Le sporadiche realtà locali, nate dalla buona volontà di pochi cittadini, non riproducono sempre il percorso comunitario che ne è alla base, diventando a volte un fattore di attrazione turistica spesso fine a sé stesso.
Nonostante l’endemica indifferenza, che purtroppo contraddistingue buona parte della Campania su questi temi, il nostro costante impegno di sensibilizzazione nei confronti degli Enti territoriali verso un percorso virtuoso di tutela e valorizzazione del patrimonio materiale ed immateriale ha prodotto un primo risultato tangibile a Casapulla (Ce), dove da un paio di anni è stato intrapreso un progetto ecomuseale con la partecipazione delle Istituzioni. Avvalendosi dell’assidua partecipazione dell’Istituto Comprensivo “Stroffolini” a tutte le edizioni del nostro Concorso di Idee, e in collaborazione con le Associazioni locali, Michele Sarogni – giovane ed ‘illuminato’ ex Sindaco di Casapulla – ha recuperato una zona periferica abbandonata al degrado da decenni e, riqualificandola con molta fatica, il 26 maggio 2017 ha ufficialmente inaugurato il Percorso ecomuseale di ‘Centopertose’, antica passeggiata pedemontana alle pendici del monte Tifata, baluardo della piana campana dove si accampò Annibale nel 215 a.C.
Le Istituzioni hanno fatto un importante primo passo: adesso toccherà alla comunità di Casapulla decidere come valorizzare questo percorso recuperato affinché le giovani generazioniche lo hanno conosciuto solo ora, possano riappropriarsene, prendendosene cura come simbolo della propria cultura. Con l’auspicio che altre realtà territoriali ne seguano l’esempio!
Emilia Ruggiero